Di tutto un po'......

martedì 30 gennaio 2024

IL RAGAZZO E L'AIRONE (con spoiler)



Di fronte a quest'opera immensa e acclamata non so da quale lode iniziare, quindi prenderò il via da una critica, l'unica, letta in rete: il finale "frettoloso" e irrisolto, con Mahito che,due anni dopo le vicende narrate, ritorna a Tokyo con la sua famiglia. La famiglia appunto,la stessa che,due anni dopo il terribile bombardamento iniziale, era arrivata nella casa di campagna, teatro di quelle vicende. 

In effetti però, la famiglia non è affatto la stessa: c'è un bambino in più, il piccolo Hayao Miyazaki. C'è il papà e c'è la mamma,che da zia è diventata madre anche di Mahito, il cugino rimasto orfano sotto le bombe,che all'inizio non l'aveva accettata, rischiando di farne uno yokai col suo rancore. Infatti,come si apprende dalle leggende che fanno da spunto agli odierni horror nipponici (si pensi a "The ring" o "The grudge"), più che autentici demoni spesso gli yokai giapponesi sono persone o animali trasformati dall'odio e dalle ingiustizie,ma anche solo costretti a subire un contesto ostile o estraneo. E questo accade a Natsuko, tenuta, secondo una tradizione che anche la madre di Miyazaki seguì, a sposare il vedovo della sorella e a "sostituirla", come il pezzo mancante di un microcosmo perfetto ma effimero,che appare subito speculare al mondo "perfetto" creato dal prozio delle ragazze all'interno della Torre  proprio partendo dal presunto equilibrio di pezzi di pietra che invece non andavano per nulla bene insieme. Per questo la Torre che svetta nel giardino è piena di yokai: lo è lo stesso prozio, divenuto Maestro e al tempo stesso prigioniero della Torre, lo sono i pellicani e i parrocchetti strappati al loro habitat che riacquisteranno l'innocente bellezza animale solo quando il pretenzioso edificio crollerà, e lo è l'airone del titolo, sebbene in modo diverso. Esso infatti nasconde sotto l'elegante scorza da uccello un autentico demone, attratto fin da subito dal malessere di Mahito e Natsuko. All'inizio la donna riesce a respingerlo dal ragazzo, ma quando Mahito le accolla il senso di colpa per una ferita che lui stesso si è inflitto, Natsuko si arrende scomparendo nella Torre, dove assumerà i tratti iconografici e caratteriali dell' "onibaba"(tipico yokai femminile). 

Spetterà a Mahito, ormai pentito,cercarla nei meandri di quel microcosmo sorprendente e volubile come il mare,con l'aiuto dello stesso airone(trasformato a poco a poco in un amico dalla lealtà del protagonista) e di due misteriose ragazze che la Torre non ha corrotto: una sorta di piratessa e Himi, signora del fuoco,che nella scena forse più incantevole e delicata del film salvano i dolcissimi warawara(le anime dei nascituri) dalle fauci dei pellicani permettendogli di venire al mondo. 

Le ragazze sono la mamma di Mahito e la tata Kiriko, che Mahito ha conosciuto già anziana, parte del gruppetto di burbere e adorabili nonnine che,presenti in ogni casa di campagna  ghibliana, ritroviamo qui,in quella che tutte le racchiude. 

Diversamente dagli altri, nulla se non la curiosità aveva spinto le due amiche a visitare la Torre,e l'assenza di pensieri negativi le aveva trasformate in meglio anziché corromperle,donando loro dei poteri. 

Sarà proprio Himi, presentando la sorella Natsuko a Mahito come "madre",ma al tempo stesso abbandonando la Torre per mettere al mondo Mahito a costo dell'inevitabile morte che già le appartiene (è una signora del fuoco e morirà nel fuoco dei bombardamenti)a restituire al figlio la realtà,certo imperfetta e ingiusta,ma vera,che il ragazzo aveva protestato di fronte alla richiesta del Maestro di scegliere un "pezzo perfetto" tra quelli già predisposti. 

Un pezzo qualunque,invece, sarà quello che Mahito stringerà in mano correndo fuori, in una variopinta nuvola di parrocchetti felici,insieme a mamma Natsuko. Un pezzo qualunque di quella Torre in rovina che forse si incastrerà con altri pezzi; ma questa è un'altra storia di cui conosciamo solo il finale, cioè l'uomo Hayao Miyazaki. Lo ritroviamo regista dopo averlo lasciato bambino nel fotogramma finale di questo film di cui  in realtà,pur nella pancia della mamma, è  protagonista,anch'esso  warawara minacciato dagli stessi "pellicani" che ogni giorno impediscono di nascere a tanti bambini indesiderati o scomodi. È in  partenza per Tokyo con la sua famiglia,che nello spazio di un haiku(questo sono l'incipit e la chiusa impropriamente considerata "frettolosa") da effimera diviene reale. 

"Voi piuttosto" ci domanda Hayao, "quali pietre sceglierete? Voi come vivrete?" 🤗

Disney WISH(con spoiler)


Pocahontas,Mulan,Merida,Vaiana,Elsa,Raya; nuova generazione di principesse Disney indipendenti e sicure di sé,che al Principe Azzurro antepongono sogni e progetti da inseguire con vivacità ed energia. Proprio come Asha,che già nel trailer di "Wish" rientra perfettamente nella categoria: giovane, entusiasta,accompagnata da un pet parlante(l'irresistibile capretta Valentino)e sognatrice,in linea col tema del film che proprio nell'iconico "Se puoi sognarlo puoi farlo" celebra i cento anni della Disney. 

Fedele alle aspettative, sarà Asha a smascherare il cattivo, a combatterlo e a trascinare letteralmente una stella giù dal cielo per esaudire il proprio sogno e quelli di tutti gli abitanti del regno di Rosas. Ma non è lei la protagonista, e nemmeno la stella Star, così pucciosamente simile a Lucilla delle Winxs da trasformare la sua amica in una fata con tanto di bacchetta. 

La protagonista è Amaya, che nella sua discreta e vibrante presenza ricorda Belle; disposta come lei a restare sullo sfondo per offrire affetto e sostegno a uno spirito inquieto,che per Belle si trasforma da bestia a uomo, nel caso di Amaya da uomo a bestia. Se infatti la rosa gelosamente custodita dal principe di Belle viene infine lasciata libera di fiorire, Re Magnifico non rinuncia a gestire i desideri dei sudditi del regno di Rosas(il nome sarà un caso?)con la scusa di tenerli al sicuro,in realtà soffocandoli come fa con la moglie,relegata al ruolo di segretaria (è lei a occuparsi dei suoi appuntamenti di lavoro)e specchio della sua grandezza,proprio come gli specchi che,presenti in ogni angolo del suo palazzo,lo riconfermano di continuo "il più bello del reame". 

Tuttavia l'oscurità, rinchiusa in un libro bandito ma al tempo stesso posto quasi con orgoglio al centro dello studio del mago, già gli appartiene, e basta una magia non sua(quella provocata dall'arrivo di Star sulla terra) a scatenarla, perché quella magia distoglie l'ammirazione dei sudditi e della moglie da lui, rendendoli automaticamente ingrati ai suoi occhi,quindi passibili di vendetta. 

Ormai preso dal delirio narcisista, Re Magnifico sprofonda nel laboratorio sotterraneo dove si trasformerà in mostro,ma dove alla fine, sconfitto dall'iconico "It's is MY DREAM!" di Asha e di tutti gli abitanti di Rosas, verrà rinchiuso,intrappolato dentro uno specchio. 

Nonostante le suppliche e i "Cambierò, te lo prometto", la saggia Amaya, rassicurata da una dolce topolina parlante sulle proprie capacità di regina,non si lascia convincere a riprendere con sé il marito che pure ama, perché una volta passato il limite( con la magia oscura o fuor di metafora con violenza e sopraffazioni) non è possibile tornare indietro. 

E fu così che sempre più ragazze del mondo reale,seguendo l'esempio di Amaya, scelsero ragazzi autentici, lasciando i narcisisti a specchiarsi nei loro riflessi. 

Invece nel mondo delle fiabe, una volta tanto tempo fa...una fanciulla trovò uno specchio gironzolando per le segrete del palazzo appartenuto alla prozia Amaya. Spolverandolo, nello specchio apparve un re davvero magnifico che le domandò quale fosse il suo più grande desiderio. 

"Specchio specchio delle mie brame..." rispose lei incantata, "...voglio essere la più bella del reame! Chi è la più bella? Chi è??". 

"Sei tu" rispose Re Magnifico suadente, "Sei tu la più bella, Grimilde mia regina".

venerdì 24 giugno 2022

Mia and me and Klimt

 Sogno o fantasia, inganno o verità, o forse solo un'altra faccia della realtà... recita la sigla iniziale di Mia and me, fortunata serie italo-tedesca-olandese-canadese andata recentemente in onda su RaiYoyo in tre stagioni. O anche l'universo di Gustav Klimt aggiungerei, dato che l'impronta iconografica dell'artista austriaco pervade l'intera saga, sia quando la giovane protagonista si trova nel mondo reale (nella sua camera c'è un poster del famoso Bacio), sia quando un libro di fiabe lasciatole in eredità dal padre la porta a Centopia,un luogo meraviglioso popolato da elfi, pan e unicorni, che Mia dovrà difendere dalle insidie di Distopia con l'aiuto del principe degli elfi Mo e di Yuko, tenera e coraggiosa ma al tempo stesso gelosissima della simpatia che il suo principe prova per Mia versione elfa. Se il terzetto può ricordare Trilly-Peter Pan-Wendy, i richiami letterari finiscono qui, infatti il libro magico è molto diverso da La storia infinita perché contiene solo rune che vengono "scannerizzate" dalla pietra nel bracciale di Mia permettendole così di raggiungere Centopia, per poi trasformarsi in un'illustrazione delle avventure appena vissute al suo ritorno nella realtà. In pratica il libro è un'opera d'arte in cui i simboli introducono l'osservatore nel mondo dell'artista, non dissimile dalle altre opere di Klimt, anch'esse disseminate delle stesse "rune" che accompagnano Mia anche a Centopia ornando prati, alberi, rocce e persino il manto degli unicorni come i preziosi gioielli che l'artista amava progettare. E in gioiello si trasforma la farfalla dell'amicizia che Mia riceve in dono a Centopia e che, proprio come il bracciale, l'accompagna in entrambi i mondi legandosi al libro in un unico strumento di comprensione simbolica di un'opera che la protagonista, ragazza indipendente (la prima password richiesta dal bracciale è il motto Io sono Mia), contribuisce a creare pagina dopo pagina ridisegnando icone. Così scopriamo chi sta aspettando l'elegante signora de L'attesa; è la regina degli elfi Mayla che attende il suo Raynor, sempre indaffarato a rimediare ai disastri di Phuddle. Smascheriamo due signorine apparentemente innocenti, l' Emilie Floge e Igea, dea della salute, che in realtà si rivelano essere la perfida regina di Distopia Phantea e il suo generale Gargona, appunto più gorgone che guaritrice, esattamente come le più inquietanti "sorelline" ne Il fregio di Beethoven. Conosciamo le misteriose ninfe di Klimt chiamandole per nome; sono Yuko, Lasita, Xolana, Kuki, Lola e la stessa Mia, che sfoggia i medesimi preziosi ornamenti nella chioma di un bel rosa acceso abbinato all'abito da elfa. Il suo rosa e quello di pochi altri è forse l'unica licenza artistica nel cromatismo klimtiano dei personaggi, che va dal blu al rosso all'arancione a verde con l'oro come elemento dominante. Rosso è il principe Mo, amore ideale della quattordicenne Mia prima che la ragazza incontri nel giovane Mario un sentimento meno fiabesco ma più concreto. Centopia tuttavia non smetterà di chiamarla per coinvolgerla in nuove avventure, sempre attraverso le rune che anche Sara, amica non vedente della protagonista, imparerà a "leggere" con le dita,tanto da poter raggiungere Mia per aiutarla contro Gargona, accorgendosi con stupore di aver riacquistato la vista in quello strano mondo. Una vista capace di andare oltre la tela e di raggiungere, attraverso l'interpretazione dei simboli, quella visione che troppo spesso sfuma, anche fra i critici più scrupolosi,in una didascalica miopia. Prendiamo dunque per mano i nostri bimbi e lasciamoci guidare dalla loro vista per i boschi e le brughiere di Centopia, fino al cratere degli elfi, dove proprio ora.......

 

                                                           MIA E LE NINFE DI KLIMT
                             "IL BACIO" CHE MIA HA IN CAMERA SUA, E MO CON YUKO
                                       "L'ATTESA" DI KLIMT E MAYLA CON RAYNOR
"EMILIE FLOGE" E PHANTEA, "IGEA"-"IL FREGIO DI BEETHOVEN" E GARGONA

    LE RUNE CHE SI ILLUMINANO NEL LIBRO, PRESENTI OVUNQUE A CENTOPIA

mercoledì 1 settembre 2021

La piccola storia saggia di "Earwig e la strega"

Suonano alla porta della casetta di Bella Yaga e Mandragora,dove la piccola Earwig è finalmente riuscita a far fare al padre( putativo, ma le sue "forbicine" e le corna del demone che solo lei riconosce tradiscono una stretta parentela) e alla zia "tutto quello che voglio io"; la strega dai capelli blu va ad aprire e chi c'è? La rossa sorella,che,costretta dalle circostanze,anni prima aveva affidato Earwig a un orfanotrofio,e che ora ha adottato Budino, l'amico che la bimba credeva di aver perso lasciando l'istituto. Invece eccoli tutti lì,non più una bambina furbetta che l'ha spuntata su due finti burberi ottenendo una graziosa camera e gite in maggiolone, ma una famiglia, in cui le dinamiche della manipolazione( il più grande potere di Earwig, già beniamina dell'orfanotrofio) cedono a quelle dell'affetto.

La chiave di volta è Budino, che "sdoppiandosi" nel famiglio di Bella Yaga (l'animale rivolge la parola a Earwig proprio quando lei esprime nostalgia per l'amico, e spesso la bimba lo chiama Budino riconoscendolo in quel ruolo, nonostante lui neghi) segue la protagonista in tutto il suo percorso,come accade anche ad altre giovani streghe Ghibli quali Kiki e Mary. 

L'amico della strega,scialbo,timido o schivo, apparentemente in secondo piano, è invece molto importante: accoglie l'esplosione egoica della protagonista smussandone le insicurezze, gli eccessi e le incongruenze per convogliarla verso un equilibrio essenziale quanto sorprendente; in questo caso una strana famiglia che in passato alcuni eventi avevano diviso. Chiarirli sarebbe stato superfluo in questa breve piccola storia di affetti ritrovati proprio nella capacità di provare affetto. 

Un concerto finale degli "Earwig" riuniti, con la streghetta versione rock star come nell'immagine nella locandina( che lì purtroppo resta🤷) non avrebbe certo guastato, dato il fascino retrò dei flashback anni '70. Ma giusto quello,niente di più.