Di tutto un po'......

venerdì 20 gennaio 2012

Le sorti del cinema italiano-cap.1

Ammetto la mia indecisione nell'intervenire al dibattito aperto da alcune riviste del settore sulle sorti del cinema italiano,dovuta a una misera documentazione sull'argomento causata soprattutto,per quanto sia triste riconoscerlo, dalla noia. Noia dovuta principalmente allo scarso eclettismo di genere del nostro cinema,limitato per lo piu' al filone delle "piccole"storie quotidiane. Storie che, fra l'altro,rischiano di restare davvero piccole,se non supportate da un'adeguata regia e da una certa intensita' interpretativa. Cosi', mentre ci si commuove sul serio per l'asciutto e toccante dramma personale del "padre-coraggio" Silvio Orlando ne Il papa' di Giovanna di Pupi Avati, "piccola" storia che protesta silenziosamente un proprio spazio all'interno del dramma globale della Storia, registi pur validi come Ozpetek non riescono sempre, a mio avviso, a sostenere un congegno narrativo all'altezza delle premesse; cio' accade,ad esempio, nel finale frettoloso de Le fate ignoranti, o in Saturno contro, dove le complesse dinamiche fra i personaggi tendono a esaurirsi in enigmatiche "catarsi"(come quella di Ambra Angiolini,alias Roberta,all'obitorio) che disperdono gli sforzi interpretativi dello spettatore in fin troppi rivoli.

C'e' invece una categoria di film italiani in cui lo svolgimento della "piccola storia" e' fin troppo banale; ad esempio i recenti Femmine contro maschi/Maschi contro femmine di Fausto Brizzi o le sue "notti prima degli esami", in cui la gradevolezza dell'insieme non riesce ad affrancare il prodotto dall'alveo di commediola senza troppe sorprese. Cosi', fin dalle premesse, appare scontato che la conclusione delle vicende terra' fede a quel politically correct ,tutto italiano, disposto ad accettare l'unione fra l'attempato De Niro e la spogliarellista Bellucci ,ma non altrettanto indulgente verso i quarantenni in crisi d'identita' di Paolo Genovese, stigmatizzati come Immaturi.

Esempi ben lontani dal cinema d'oltralpe,affetto anch'esso da una certa limitatezza di genere, ridimensionata, tuttavia, da quell'anticonvenzionalita' stralunata che fa di ogni "piccola storia" un caso a se',non inseribile in quei "manuali d'amore" nei quali Giovanni Veronesi ha cercato, a mio avviso superficialmente, di classificare le attitudini sentimentali degli italiani. Accade cosi' che Francois accetti con rassegnata esultanza i frequenti infarti,provocati dall'incontenibile gioia di ospitare in casa(a pagamento) la donna dei suoi sogni in Per sesso o per amore? di Bertrand Blier;o che Amelie, protagonista del noto film di Jean Pierre Jeunet, ammetta candidamente di preferire l'ineffabile piacere di una manciata di legumi crudi fra le dita alle gioie sessuali. Totale assenza di pegiudizi riscontrabile,dopo la scomparsa di poeti come l'indimenticabile Fellini, solo in pochi registi italiani;ad esempio in Roberto Benigni o nel Silvio Soldini di Pane e tulipani e di Agata e la tempesta.

Grandi "vecchi" sono l'intimista Bertolucci e il sempre prolifico Tornatore,il quale,con lo stupendo Baaria, si rifa' interprete di quel genere corale-memorialistico che, abbassando un ponte fra l'uomo odierno e il suo passato prossimo, ne rafforza l'identita' culturale. Purtroppo questa tipologia,cara a registi d'oltreoceano come Scorsese o il Sergio Leone di C'era una volta in America,in Italia non trova l'attenzione che meriterebbe.

4 commenti:

  1. Carissima Miss Mary, ho letto con attenzione il tuo articolo sul cinema Italiano, e credo sia frutto, oltre che della tua grande competenza, anche di profonda riflessione ed assoluta sincerità. Tuttavia, pur condividendo diversi punti della tua analisi, non mi trovo completamente in linea con essa. Ma è proprio così da buttare il cinema Italiano? Io credo di no. Sul genere comico mi basta pensare a Carlo Verdone, goffamente ironico ma sempre dispensatore di messaggi profondi sulla vita (specie quella dell'epoca attuale) e sull'uomo, in questi ultimi tempi sempre più in difficoltà e imbarazzo. E poi a Claudio Bisio, un'altro grande, che però ultimamente è stato "sprecato" su filmetti che di certo fanno sorridere, ma che hanno ben poco spessore anche nella comicità. Se hai visto molti suoi film di qualche anno fa, mi puoi sicuramente capire.
    Cambiando genere, forse perchè amo quel tipo di film, non posso non apprezzare le storie di persone e di vita quotidiana che tu definisci "semplici". Semplici, è vero, ma spesso incredibilmente poetiche, e che sanno mettere a nudo l'animo umano in tutte le sue contraddizioni davvero come pochi. Di quei film, spesso diretti da giovanissimi registi che hanno fatto ottimi lavori sin dalla prima uscita, io non cambierei proprio una virgola...
    Attori drammatici e impegnati poi, ne abbiamo a non finire. E' vero che la maggior parte di questi film finisce quasi esclusivamente sul piccolo schermo, ma I nostri Favino, Fiorello, Accorsi, e poi ancora Abatantuono, (che ha mostrato una poliedricità unica, nonostante gli esordi non fossero tra i più promettenti), Leo Gullotta e tantissimi altri (e potrei continuare per una pagina intera), sono apprezzati e invidiati anche all'estero. Credo che questi attori, tra l'altro mai supportati dalla spettacolarità delle scene tipiche del cinema d'oltreoceano, diano il meglio di se stessi, facendo conto... unicamente su se stessi, e questo non è cosa da poco.
    Su una cosa hai sicuramente ragione: il cinema Italiano è in questi anni sicuramente limitato rispetto alle sue potenzialità, ed abbiamo perso dei grandi con la G maiuscola, che però per moltissimi anni hanno fatto uno splendido lavoro, unanimemente riconosciuto anche fuori dai nostri confini, e che non andrà mai perso...
    Personalmente, da inguaribile sindacalista, vedo molto più tragica e con poche vie d'uscita la situazione dell'economia e del lavoro (sia presente che futura), piuttosto che le performance del nostro cinema, che tuttavia, potrebbe e dovrebbe di certo fare molto di più...

    Travis

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  2. Grazie del tuo interessante commento e dei complimenti,anche se non penso di essere cosi' competente. A presto Travis!

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  3. Sono assolutamente d'accordo con questo articolo! Aggiungo come nota personale che anche gli ultimi due film di Nanni Moretti secondo me non sono stati all'altezza dei precedenti. "Il caimano" non riesce a trovare coesione e coerenza, mi pare che le varie parti non riescano a dare un filo conduttore efficace e lo stesso argomento a cui si riferisce il titolo poteva essere trattato con ben altra efficacia. E' stato un film frettoloso ed una occasione mancata, così come l'ultimo "Habemus papam". Fin dalla scelta dell'argomento ero perplesso: se io fossi un regista-produttore con i mezzi che Moretti ha a disposizione, mi occuperei di questioni diverse. Anche qui l'argomento è stato trattato con incredibile leggerezza, per non dire superficialità, con una surreale inclinazione al comico, ma con la pretesa di voler comunicare messaggi molto profondi, che però si perdono per strada, nelle improbabili peregrinazioni di questo papa indeciso e poco convincente. Mentre però il finale de "Il caimano" mi è rimasto impresso ed ha in un certo senso riscattato il film, quello di "Habemus papam" è stato deludente. Unica cosa che salvo del film è la bellissima canzone di Mercedes Sosa: "Todo cambia". Meravigliosa!

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  4. Grazie dei tuoi commenti Riccardo, e grazie di aver arricchito la mia analisi di altri due titoli.

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