Di tutto un po'......

venerdì 20 gennaio 2012

Sulle sorti del cinema italiano-cap.2

Simile sorte per il cinema western , fantasy, horror, di fantascienza, d'avventura, storico,musicale,d'animazione. Tutti generi importanti nell'industria cinematografica USA, che, al contrario di quella francese, non tende a puntare sull'originalita' del prodotto, quanto sull'estrema diversificazione. Cosi', mentre il western italiano e' praticamente morto coi capolavori di Sergio Leone, quello americano ha saputo reinventarsi e gode di ottima salute con recenti pellicole come Machete o il remake de Il grinta.
Allo stesso modo gli USA offrono agli appassionati dei film storici un vasto campionario.In Italia invece,dopo i "peplum" anni '50, il genere di costume e' ormai confinato nelle serie tv;un vero peccato se si pensa a tutti i siti storici presenti nel nostro paese,che potrebbero offrire stupende locations a prodotti da Oscar.

Inutile citare esempi,per seguitare la carrellata sulle potenzialita' inespresse del nostro cinema, sull'importanza del fantasy e della fantascienza negli USA; generi quasi completamente ignorati dai registi italiani, a parte rare, dimenticabili eccezioni come il confusionario Nirvana di Gabriele Salvatores. Stesso discorso per il cinema d'avventura,se si esclude quel concetto di avventura piu' esistenzialista e picaresco che ha dato stupende prove in film come Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo, Last Minute Marocco di Francesco Falaschi o ancora nelle (dis)avventure di quella specie di Candido contemporaneo che e' il protagonista di My name is Tanino di Paolo Virzi', gia' autore dell'indimenticabile Ovosodo.

Altro genere interessante che negli USA, esattamente come il western, ha saputo risorgere dalle proprie cenerie rinnovarsi in gioielli come Moulin Rouge! o Chicago e' il musical, nel quale attori di Hollywood hanno offerto ottime prove canore. Non si puo' dire altrettanto per il cinema italiano, sempre piuttosto indifferente nei confronti di questa tipologia che invece,dato l'indice di gradimento della serie tv "canterina" Tutti pazzi per amore, lascerebbe prevedere un buon successo di pubblico. Successo simile a quello dei lungometraggi animati di Enzo D'Alo',favolosa officina di storie e personaggi in grado di competere col colosso Disney nel cuore di grandi e piccini, ma destinata a restare un'eccezione nel panorama di una cinematografia poco propensa al film animato;mentre altrove si sono sapute sfruttare le potenzialita' dell'animazione(tradizionale,digitale o stop-motion) per confezionare gioiellini come Fantastic Mr.Fox di Wes Anderson, La leggenda di Beowulf di Robert Zemeckis,le fiabe dark di Tim Burton o lo stupendo L'illusionista di Sylvain Chomet,una sorta di Luci del varieta' dove disegni animati e musica si fondono in una struggente poesia. Senza contare l'enorme contributo dell'animazione al cinema giapponese,con registi come Hayao Mijazaki, Rintaro e molti altri.

Discorso a parte per l'horror, che in Italia appare fuso con lo splatter,il thriller e il giallo,altri generi trascurati nel nostro paese,a favore di un pur apprezzabile cinema di attualita',centrato per lo piu' sull'odioso problema della criminalita' organizzata,come Gomorra o Romanzo criminale. Psicopatici e "comuni" assassini condividono quindi la stessa (sanguinolenta) cripta con mostri e demoni,in quel genere di horror inaugurato da Lamberto Bava e Dario Argento negli anni '70-'80 e che potrebbe trovare un corrispettivo nel filone splatter d'oltreoceano(da Le colline hanno gli occhi all'inguardabile Hostel), con un'eloquente differenza:mentre nei film USA il "mostro" e' sovente l'omaccione bruto, retaggio di un passato "di frontiera", in quelli italiani prevale la donna, orrenda o bellissima, spesso accostata ad animali diabolici, in evidente allusione alla figura mediterraneo-cattolica della strega.Esiste poi il gotico, sottogenere dell'horror che trova un maestro indiscusso in Tim Burton,imitato piu' o meno abilmente da svariati registi statunitensi, come ad esempio Brad Silberling in Lemony Snicket;mentre in Italia l'unico esemplare e' forse l'ormai datato ma interesante Dellamorte Dellamore di Michele Soavi,resa cinematografica dell'omonimo romanzo di Tiziano Sclavi.

Venendo al comico, il problema, nel nostro come in altri paesi, non sta nella mancanza d'iniziativa, ma nell'insidiosita' insita in un genere preso fin troppo alla leggera. Al comico spetta il difficile compito di sublimare nel riso caratteri e situazioni senza mai scadere nella volgarita' gratuita;come invece accade nei (troppi) film al silicone con De Sica ,Boldi e altri usurpatori di quel "tipo" italiano delineato con elegante umorismo da interpreti come Alberto Sordi o Vittorio Gassman.Per il resto, fra talenti sopravvalutati e semplici "simpatici", individuo fra i pochi in grado di rimpiazzare i "vecchi" Villaggio ,Pozzetto e le ormai stanche macchiette del pur bravo Verdone  l'inossidabile trio di Aldo Giovanni e Giacomo. Giunti ormai al nono film insieme, i tre riconfermano grande padronanza dei tempi comici,unita a un perfetto affiatamento,tanto da poter essere paragonati ai grandi sodalizi della risata d'antan; anche per la capacita' di reggere l'intera durata di un film senza dare segni di stanchezza, come invece accade ai pur arguti Guzzanti, alla Litizetto in Ravanello pallido e perfino a un fuoriclasse come Rowan Atkinson alias Mr. Bean.

Al termine di questa lunga digressione sui generiritorno sulla domanda iniziale; quali sono le sorti del cinema italiano? E, aggiungerei, quali sono le possibili risorse da considerare? Penso che la piu' grande risorsa possa e debba essere la capacita' di osare da parte delle case di produzione, anche affrontando qualche rischio;osare nella varieta' dei generi, negli stili di regia, nella scelta degli interpreti, concedendo piu' spazio all'estrosita' e all'intraprendenza dei giovani "self made men" anziche' puntare sul consenso sicuro ma piatto del "gia' visto". Solo cosi',a mio parere, il cinema italiano potra' sfuggire alla banalita' e tornare a essere maestro di stile in altri paesi, com'e' gia' accaduto per Gabriele Muccino nelle sue applauditissime "trasferte" americane.

2 commenti:

  1. Thanks for the great post on your blog, it really gives me an insight on this topic.
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  2. Concordo pienamente con questa tua analisi! Ci pensavo proprio in questi giorni mentre guardavo il box office del sito coming soon, e mi sono accorto che da mesi la vetta della classifica delle vendite è dominata da film comici di bassissimo spessore, che sono gli unici prodotti made in Italy ad avere successo. E' un quadro desolante, anche perché i film di qualità, quelli di registi raffinati, quasi sempre hanno poco successo di pubblico, oltre a subire delle velenose recensioni dalla critica.
    Questo blog mi piace tantissimo!!!

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