Di tutto un po'......

domenica 11 novembre 2012

Il "Reality" di Garrone

Non inganni la trimalcionica fastosità del "grosso grasso matrimonio partenopeo" che apre il film:la cinepresa di Garrone punta ancora una volta nel sottobosco. Se in "Gomorra" l'attenzione era rivolta al feroce sottobosco di una camorra troppo spesso ridimensionata ai suoi aspetti di facciata, in "Reality" il sottobosco è quello,meno crudele ma altrettanto squallido,dello star system . O meglio dei meccanismi sommersi che lo star system genera,consapevolmente o meno, nel sottobosco degli spettatori assiepati dietro agli schermi,talmente fertile di humus da generare esiti inaspettati. Può così accadere che il "reality" trascenda le vicende dei gieffini per estendersi alla realtà quotidiana vissuta come continua rappresentazione di sè dai più accessibili palcoscenici della vita mondana: centri commerciali, cerimonie di famiglia, locali notturni e pomeriggi sotto gli ombrelloni di spiagge o piscine comunali.
E se il ritorno a casa - magistralmente reso da Garrone in una teatralità che non disdegna tuttavia il "reality" dei rotolini adiposi sfilettati a stento dalle paillettes della festa e dei visi lucidi di phard restituiti alle loro imperfezioni nella luce  domestica di camerette ingombre- rappresenta il riappropriarsi dell'autenticità di intenti e affetti (stupenda Maria che strucca Luciano nella penombra della stanza) ,per qualcuno,purtroppo, le telecamere non si spengono più. E' proprio il caso di Luciano, "genio" di comicità nel piccolo mondo del quartiere,ma presto archiviato dagli indecifrabili criteri di selezione del Grande Fratello. Luciano non capisce, non accetta di non capire e scivola pian piano in un delirio che lo finge perseguitato da mille "spie mediatiche"(senzatetto, vecchiette al cimitero, clienti della pescheria ...)ma, al tempo stesso,indispensabile protagonista. E quando anche il grillo di collodiana memoria che lo sbircia dal sofitto non proferisce parole di saggezza ma si trasforma in una probabile microspia, la solitudine di Luciano è completa.Non gli resta che cogliere l'occasione di sfuggire ad un fin troppo banale happy end per rifugiarsi proprio dentro la casa del Grande Fratello,smascherata da Garrone nelle sue possibili implicazioni di trappola mediatica attraverso l'immagine delirante dell'uomo ormai folle,completamente  solo(??!!) in una luminosa stanzetta sempre più lontana nella panoramica scura della città  Forse però quella stanza non è l'unica,ma solo una delle tante lasciate pietosamente in ombra da Garrone : tutte quelle in cui vivono gli altri,noi altri. Milioni di piccoli schermi aperti al pubblico ma reciprocamente impermeabili,dove stiamo noi,sempre più protagonisti e sempre più soli.

 

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