Di tutto un po'......

martedì 29 dicembre 2015

SNOOPY AND FRIENDS, IL PICCOLO PRINCIPE e la "sindrome del gambero"

Schermo bianco. Un tondino imperfetto disegnato a matita...due...tre...e all'improvviso sono fiocchi di neve che cade silenziosa su uno scenario ben noto ai lettori di Schulz : il paese di "Snoopy and friends". Questo il titolo del film di animazione che nelle sale a novembre ha affrontato e quasi vinto una sfida apparentemente semplice , in realtà insidiosissima. Vinto grazie alla neve , che avvolge praticamente tutta la vicenda in quell'ovattata innocenza che è un'importante cifra stilistica di Schulz. Vinto grazie all'incomprensibile bla bla bla bla degli adulti (pochi e fuori campo)che li isola con elegante umorismo dal piccolo ma frenetico mondo a misura di nocciolina dei Peanuts. Vinto grazie alla fedeltà ai personaggi e alla perizia nel saperli gestire in una trama che scavalca la cornice delle vignette per seguire leggera e coerente un filo conduttore : l'amore sofferto, inseguito e raggiunto da Snoopy (nella fantasia) e da Charlie Brown (nella realtà).
Ma proprio in quest'ultimo raggiungimento sta il limite del film, quel "quasi" imputabile a ciò che definirei "sindrome del gambero" : fare un passo indietro proprio quando se ne fa uno avanti.
Come dicevo nell'articolo Noccioline (http://tuttiifrutti79.blogspot.it/2012/01/noccioline.html ), i Peanuts sono "...tutto un sabato nel villaggio...sogni e attesa..."; di conseguenza, per quanto sia consolante vedere finalmente "il buon vecchio Charlie Brown" concludere qualcosa con la leggendaria Ragazzina dai capelli rossi, ciò sposta automaticamente il tutto su un altro piano: dall'icona filosofica alla semplice storia a lieto fine, aperta a ulteriori, superflui sviluppi.

Come superfluo mi pare lo sviluppo diacronico de Il piccolo principe, il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry rapportato da Mark Osborne con la (triste) realtà contemporanea (orwelianamente proiettata nel futuro)grazie all'espediente dell'aviatore che racconta le vicende a una bambina moderna.
Lo stacco temporale fra il presente e gli eventi narrati , evidenziato dall'uso della tecnica stop-motion che si alterna alla grafica computerizzata, rende il prodotto più fruibile (lo spirito critico rappresentato e indirizzato da personaggi che rispondono alle domande standard del lettore contemporaneo ) e visivamente suggestivo, ma sembra cedere alla "sindrome del gambero" sul piano dell'identità letteraria : da favola filosofica atemporale capace di rispondere alle tacite domande esistenziali di ogni singolo lettore dal 1943 all'eternità , a semplice vicenda di ieri rapportata all'oggi per mezzo di un simpatico nasone (l'aviatore) che solo a guardarlo fa venir voglia di andare a vedere il film. E tutto sommato questo è un bene, perché in un panorama cinematografico fin troppo incrostato di ostriche e ricci, i gamberi almeno camminano.

                

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